MEDITAZIONE PER IL 3° GIORNO DELLA NOVENA A SAN GIUSEPPE
SAN GIUSEPPE PADRE NELLA CARITÀ
Nelle fonti evangeliche troviamo molto poco scritto sulla persona di San Giuseppe. Però, ci sono dell’ informazioni che ci permettono di capire, come quest’uomo fu immerso nella vita della sua gente e nella esperienza di fede d’Israele. Non sarebbe molto dire che fu un uomo pieno d’amore e ha saputo discernere la volontà di Dio, per la vita sua e di Maria.
Questa riflessione ci mette in rilievo una domanda: Quali sono le attitudini di Giuseppe che ci dimostrano amore come segno visibile della carità?
Possiamo cominciare con il dramma che lui ha vissuto, quando ha saputo della gravidanza di Maria. La Parola di Dio ci illumina per capire che Giuseppe era un uomo giusto. Questo aggettivo significa che si lascia guidare dalla verità. Ossia, qualcuno che cerca d’agire conforme alla giustizia. Ma, sarebbe pure opportuno domandare perché Giuseppe non ha voluto compiere quello che aveva pensato da fare: abbandonare Maria in segreto, assumendo la responsabilità del rifiuto della sposa?
Certamente dobbiamo vedere che lui era uomo che leggeva e con la preghiera ascoltava la Parola del Signore, si ha messo interamente nelle mani di Dio, per far il suo discernimento. Sappiamo che ci sono quattro sogni che ci presenta il Vangelo di Matteo, che hanno fatto da guida per orientare Giuseppe nel sua agire (Cf. Mt 1,20; 2,13.19.22). Nel Dizionario di Spiritualità a cura di Ermanno Ancilli troviamo che “i sogni sono produzione dell’inconscio, frutto più tipico del sonno e rappresentano infatti realtà interiori, che hanno un significato teologico per la persona.” (Dizionario Enciclopedico di Spiritualità: DES, p. 2348).
Il primo sogno ha chiarito la integrità di Maria e che tutto quello sarebbe un intervento Divino nella situazione umana. Maria sarebbe l’umano che Dio ha scelto per fare l’incarnazione del Verbo, della parola che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi (Cf. Gv 1, 14). Il ruolo del “sì” di Giuseppe e l’accogliere della Vergine Maria nella sua casa, fa capire che lui si lascia guidare dall’intervento divino, che il primo sogno spiega che tutto quello viene dalla parte di Dio.
Per Giuseppe sarebbero due strade che lo condurrebbero: Credere o non credere? Tutto quello viene da Dio o sarebbe frutto della sua psiche tormentata dalla situazione? Lui mette in rilievo il suo uomo di fede e dà credito al sogno, accettando di dare il nome a Gesù ed essere lo sposo di Maria nella carità, nel compimento dell’amore sponsale verso la Donna.
Nella lettera Apostolica Patris Cordis troviamo che “Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe” (PC, n. 2). Questa sarebbe un’altra affermazione della carità vissuta in famiglia, da cui Giuseppe è stato il protagonista. Se Lui ha trasmesso a Gesù la tenerezza di Dio, troviamo un modello di padre che non solo ha protetto il bambino e la sposa dai pericoli del suo tempo, ma che ha messo in pratica con l’amore silenzioso ed operante, la tenerezza che sarebbe canale della grazia di Dio per la Famiglia di Nazareth.
Egli è protagonista del viaggio in Egitto, si mette nella trama e anche lui è stato straniero, insieme a sua moglie e bambino hanno vissuto tutti i drammi che coinvolgono la vita di una famiglia in terra straniera. È stato uomo resiliente, che nelle difficoltà della esperienza di essere lontano, certamente ha vissuto e lavorato per dare dignità alla sua famiglia in Egitto. Per noi sarebbe interessante riflettere sulle difficoltà che tanti stranieri vivono lontani dalle sue patrie, cercando una vita di benessere. Dopo il pericolo è pure avvisato in sogno di tornare alla sua patria e in Nazareth custodisce il Bambino.
Un padre che ha amato tanto il suo figlio e sua moglie. Un uomo di silenzio, di posture etiche dal punto di vista del vissuto della fede e dei principi della vita familiare. Solo l’amore ci può dare una luce per capire come ha vissuto Giuseppe, come è stato un lavoratore onesto e degno d’essere il Custode del Santo Figlio di Dio.
Nel palcoscenico biblico non troviamo le parole di Giuseppe, lui ci ha mostrato con i suoi gesti, che più di mille parole vale il silenzio delle sue attitudini.
(P. Sóstenes Luna, MSF)