Intervista a P. Marcos Burzawa msf, vicario episcopale per la Pastorale delle Famiglie nell’Arcidiocesi di Santiago del Cile e Superiore Provinciale della Provincia Cilena dei Missionari della Sacra Famiglia (MSF). L’intervista è stata realizzata nel giugno 2008 a Roma.
P. Marcos, come ha cominciato ad entrare nella pastorale per le famiglie?
Quando nel 1998 sono arrivato in Cile, ho lavorato in una parrocchia a Santiago in Cile. Mi sono reso conto della realtà delle famiglie. Ho iniziato ad interessarmi sempre più di loro. Ho cominciato dando vita ad un processo di conoscenza delle famiglie cercando di avvicinarmi sempre più ad esse. Questo avvicinamento è avvenuto attraverso due moventi ai quali ho partecipato: Incontro Matrimoniale ed Incontro Coniugale. Questo mi ha dato l’occasione di avvicinarmi alle famiglie ai loro problemi. Nel 2004, il Cardinale Francisco Javier Errazuriz, Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Santiago del Cile, mi ha nominato pro-vicario episcopale per la Pastorale delle Famiglie. Mi ha mandato in Spagna per approfondire la conoscenza sulla famiglia. Nel 2006 il Cardinale mi ha nominato vicario episcopale per il Pastorale Familiare, fino ad oggi.
Può raccontare come lei ha affrontato la pastorale per le famiglie?
Per il Vicario episcopale per la Pastorale delle Famiglie esistono tre settori di impegno: Il primo è l’orientamento delle famiglie. Il secondo è quello di coordinare tutte le attività che si svolgono nella diocesi. Il terzo è un accompagnamento delle famiglie, cioè la preoccupazione di avvicinarsi alle famiglie e capirle meglio. Questi sono gli obbiettivi per lavorare con le famiglie.
Questi obbiettivi si svolgono su quattro livelli. Primo, livello pastorale, il lavoro con le famiglie nelle parrocchie. Si realizza nella preparazione per il matrimonio e nel contatto con le famiglie con problemi. Questo è il livello di base. È importante che non ci si fermi qui. Bisogna lavorare anche al secondo livello, quello accademico. Tengo contatti con qualche università che si interessa di problematiche della famiglia. Assieme a loro cerco di organizzare alcuni seminari, simposi e congressi sulla famiglia. Il terzo livello è quello professionale. È un lavoro che prevede contatti con psicologi, psichiatri, avvocati, assistenti sociali, i quali relazionano professionalmente con le famiglie e sono vicine ad esse. Collaborando con i professionisti, possiamo metter in piedi alcuni centri di sostegno per le famiglie nei loro vari problemi. Esiste un centro molto importante, con una quindicina di professionisti, che possono aiutare a risolvere alcuni problemi delle famiglie. Anche nella Diocesi di Santiago, ci sono otto parrocchie, le quali con il loro proprio centro per le famiglie e sempre con alcuni professionisti, lavorano in favore delle famiglie. Si inizia organizzandosi con una parrocchia che si interessa della famiglia. Io, come vicario, offro alcuni professionisti. Assieme al parroco, cerco un locale per accogliere queste famiglie. Il quarto livello è quello della comunicazione. Nel vicariato esiste una sala-stampa per le famiglie. Essa serve per far conoscere alla gente le nostre attività. C’è uno specialista della comunicazione. Attraverso la sala-stampa io cerco di dialogare con il mondo culturale. Questo è fondamentale perché la cultura influenza molto il mondo della famiglia. Cerco sempre di rivelare la bellezza della vita matrimoniale e familiare. Non è un lavoro difensivo, solo per il gusto di reagire a tutto ciò che viene scritto dalla stampa. È un lavoro più propositivo. Per operare a questo livello, qualche volta devo essere intervistato dalla tv, radio, e stampa. Rivelo sempre la bellezza della vita matrimoniale e familiare. Per poter portare l’annuncio positivo del Vangelo, della Buona Novella di Gesù, anche noi organizziamo qualche incontro e qualche congresso. Noi poniamo sempre l’accento sulla Famiglia come realtà molto bella per gli uomini, al fine di diventare felici.
Quali sono i momenti per promuovere la bellezza della vita familiare?
C’era un dibattito sulla pillola del giorno dopo. Come proposta per allontanarla, noi pubblichiamo un poster con l’immagine bella di una madre che tiene in braccio un bambino. Là c’è scritto: “Si alla vita”. Per far capire che noi difendiamo il valore sacrale della vita, noi abbiamo inviato questo messaggio alle Parrocchie e alla gente semplice che può capire. C’è anche un’attività che si chiama “Giornata dei Nascituri”. È una giornata per i bimbi che stanno per nascere. Questo fa parte di una proposta per un movimento “pro life”, pro vita. Questo lo facciamo il 25 marzo. In questo giorno si celebra in cattedrale. Tante famiglie ed anche alcuni politici vi partecipano. Profittiamo anche del 15 giugno, perchè in Cile si celebra la Domenica per il papà. Io ho scritto per qualche giornale in Cile un articolo sulla paternità. Mentre nella giornata per la madre, abbiamo fatto un’attività molto interessante. Ho invitato per una prima colazione le diverse madri rifugiate. Alcune sono venute perché sono venute a conoscenza tramite i mezzi di comunicazione sociale. La stessa cosa noi la facciamo durante la celebrazione per l’occasione della giornata per i bambini. Abbiamo trasmesso un messaggio per adottare i bimbi. È un invito alle famiglie per salvare i bambini.
In aprile del 2008, c’era un accordo tra la Chiesa e il Governo Cileno contro la droga. Il vicariato della pastorale per la famiglia ha partecipato molto per questo programma. Ero presente a fianco del presidente del Cile assieme alle altre delegazioni delle diverse Chiese. E il Presidente della Pastorale per le famiglie della Conferenza Episcopale Cilena mi ha chiesto di preparare una delegazione per l’incontro mondiale della Famiglia che avrà luogo in Messico, il 13 Gennaio; e finirà il 18 gennaio.
Quali sono le priorità per questa cura pastorale delle famiglie?
Dopo aver fatto una diagnosi della situazione, troviamo qualche priorità. Prima, pedagogia pre-matrimoniale. Abbiamo la preparazione remota che si vive nella propria famiglia per un tempo molto lungo. Poi si passa alla preparazione prossima, quando si va per prepararsi al matrimonio. Seconda, accompagnare le nuove coppie. Non lasciamole sole. Mostriamo che la chiesa e molto vicina alle nuove coppie, anche se queste hanno i loro problemi. Terza, la vita familiare è una buona notizia. Bisogna sottolinearla. Alcuni anni fa la Conferenza Episcopale Cilena ha mandato alle famiglie una lettera che trattava della famiglia fondata sul matrimonio come una buona notizia all’umanità. Il Papa Benedetto XV parla molto anche sulla bellezza del matrimonio e della vita familiare. Quarta, la pastorale dei separati (dei divorziati). Il nostro lavoro è accompagnare questi separati affinché arrivino alla pienezza della vita umana e cristiana. Non chiudiamo gli occhi alla realtà dove ci sono dei problemi nella società e nel matrimonio e nella famiglia. Per poter capire la realtà dobbiamo avvicinarci alla gente. Sottolineammo che i separati fanno parte della Chiesa. Nessuno di loro vuole sposarsi per separarsi. No. Vogliono fare un matrimonio per sempre, ma qualche volta si presenta una realtà non prevista. Davanti ai separati, bisogna praticare l’accoglienza, dimostrarsi aperti per ascoltarli e dialogare, affinché loro si sentano membri della Chiesa. Proviamo anche a dar loro spazio affinché possano esprimersi e sentirsi accolti. Quinta, l’accompagnamento nel dolore. Io lavoro per questo ed ho scritto un libro sull’esperienza nel dolore, per quando muore una persona cara. C’è un accompagnamento a chi soffre a causa della malattia e della morte. In questo accompagnamento la gente si sente accolta e più vicina alla Chiesa.
Il futuro per il pastorale familiare?
Nell’ultima Conferenza Episcopale dell’America Latina ad Aparecida in Brasile nel 2007, si parlò della formazione cristiana e dei discepoli di Cristo. Questa formazione si pensa soprattutto di farla in famiglia. Nel numero 437 del documento finale di questa Conferenza si manifesta che la preoccupazione per la famiglia deve essere l’obiettivo fondamentale dell’attività pastorale in America Latina. È importante sviluppare il lavoro per la pastorale familiare. Il futuro della Chiesa, come dice Giovanni Paolo II, sta nella famiglia. Tutte le famiglie cristiane, con il loro matrimonio, devono diventare una testimonianza. Al numero 17 della Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II dice che la famiglia deve diventare quello che è. Bisogna fare un passo in avanti. Non basta solo sapere che cosa è una famiglia, ma anche sopratutto occorre vivere nella famiglia, mostrare la bellezza della famiglia.
Yohanes Risdiyanto msf