P. Jean B. Berthier MS - missionario instancabile

Jean Berthier
Tipografia

Vi presentiamo la conferenza di P. Marian Kołodziejczyk MSF, Vicario Generale, che ha tenuto il 6 luglio 2022 a La Salette per i giovani Salettini, partecipanti al corso formativo prima dei voti perpetui e delle ordinazioni (29):

P. Jean B. Berthier MS - missionario instancabile

Apostolo e formatore delle vocazioni missionarie
Fondatore dei Missionari della Sacra Famiglia

PRIMI ANNI DI VITA DI P. GIOVANNI BERTHIER
P. Giovanni Berthier era nato nel 1840. Proveniva dalla regione del Delfinato nel sud-est della Francia. La sua città natale Châtonnay si trova vicino all'antica città di Vienne sul Rodano nascosta tra foreste e colline, in una zona che produce grano, patate, barbabietole e altre piante utili. Con il bel tempo, si può vedere la Grande Carthusia e anche le cime del Monte Bianco in lontananza.
Tra i ricordi d'infanzia di P. Berthier, la storia di apparizione della Madonna a La Salette il 19 settembre 1846 è molto significativa. Se ne parla più tardi: "Avevo solo sei anni quando mia nonna mi raccontò una storia sull’apparizione della Beata Madre sul Monte La Salette. Quanto sono strane le vie di Dio. Ero ancora un bambino. Tuttavia, la storia mi ha fatto una profonda impressione. Ne ero così commosso che non riuscivo più a dimenticarlo".

PERIODO DI FORMAZIONE
Giovanni era un bambino intelligente e suo padre fece tutto il possibile per dargli un'istruzione adatta. P. Berthier ricorda: "Dato che la nostra casa era abbastanza lontana da scuola, mio padre si preoccupava molto di non sprecare alcuna lezione, mi prese sulle spalle quando la neve cadde in inverno e mi portò a scuola. Non si accontentava di affidarmi ai maestri coraggiosi, ma mi insegnava anche la sera, facendomi leggere e ripetere a memoria intere parti del Vangelo".
Un ruolo importante nella sua formazione è stato svolto anche da don Champon, che nel frattempo era parroco. Era un brav'uomo, sincero e completamente devoto ai suoi parrocchiani. All'età di otto anni, Giovanni divenne un chierichetto e iniziò a frequentare catechesi. A causa del suo zelo e della sua intelligenza, è stato onorato a recitare a memoria la storia della Passione del Signore e leggere il Vangelo nella chiesa nell’assemblea domenicale. Con grande zelo si preparò a ricevere la sua prima Comunione. Uno dei testimoni dice che in quel grande giorno Giovanni pianse di emozione.
Quando sentì la chiamata di Dio, desiderava diventare sacerdote. Ha confidato questo pensiero con don Champon, che si impegnò a discutere la questione con i genitori di Giovanni, perché il signor Pietro papà di Giovanni aveva altri piani per suo figlio.

Nel seminario minore
Dopo aver superato la resistenza di suo padre, all'età di 13 anni iniziò la prima fase della sua vita come seminarista nel seminario minore diocesano a La Côte a pochi chilometri da Châtonnay. Questo seminario minore ha goduto di una buona reputazione grazie alla solida educazione.
Il soggiorno di Giovanni a La Côte è durato quattro anni, dal 1853 al 1857. Primo anno è stato particolarmente difficile e stancante, perché è stato ammesso ad un livello più alto, dovuto alla preparazione ricevuta prima. Dopo tutto, ha finito quest'anno come uno dei migliori in classe.

Filosofia
Nell'ottobre del 1857, il diciassettenne Giovanni Berthier si trasferì al seminario minore Le Rondeau a Grenoble per lo studio della filosofia.
A quel tempo, la filosofia cartesiana veniva insegnata nei seminari francesi. "Più tardi Giovanni Berthier raccontò ai suoi allievi: «Nel mio tempo la filosofia veniva insegnata solo secondo il sistema di Cartesio. L'ho studiata tutta intera. Ma sentivo che c'era qualcosa che non andava bene. Questo sistema non mi soddisfaceva. Alla prima occasione mi misi a studiare San Tommaso d'Aquino. In questo modo, era in anticipo sui pensieri del Papa Leone XIII esposti nell'enciclica "Aeterni Patris" del 4 agosto del 1879. Diceva: "Così è che ho studiato filosofia per la seconda volta. Grazie a questo ho potuto padroneggiare i principi di solida scienza teologica. Da San Tommaso ho ottenuto preziose informazioni sui Padri della Chiesa ed ho imparato a farne tesoro”.

Seminario Maggiore
Il 23 ottobre 1858 Giovanni entrò nel Seminario Maggiore. Lasciamoci sentire cosa ha provato in quel momento: "È difficile per me dire cosa mi è successo quando sono entrato nella cella del seminario. Ne sentivo il bisogno rimanere solo a pregare e piangere... Il pensiero che in questo edificio hanno abitato martiri, confessori e senza dubbio santi sacerdoti, mi faceva che ho guardato questi spazi con rispetto. Ho visto nello spirito coloro che hanno vissuto qui prima di me... Mi è sembrato che le loro virtù santificassero questo luogo e che tutto qui mi parlasse: mostratevi degni dei vostri predecessori. Come molti atti eroici, tante virtù e tante preghiere caldissime che testimoniavano queste pareti, questo letto, questo tavolo…! Tutto gridava a me: anche tu devi diventare santo... Dovrei diventarlo! Oh come ero allora felice! E oggi devo dire che non ne ho beneficiato abbastanza".
Giovanni Berthier si sentiva benissimo nel seminario, era nel suo ambiente, sapeva ciò che voleva, e i suoi studi lo aiutarono a crescere nella sua vita spirituale. In questo giovane studente di teologia c’era un profondo senso di responsabilità per la futura vita sacerdotale, questo era ciò che era per lui lo stimolo più forte nell'acquisizione della conoscenza. Raccoglieva con zelo materiali per sermoni e conferenze future. Ha preparato un quaderno alfabetico in cui ha inserito testi, appunti, esempi e descrizioni di eventi interessanti che in seguito hanno trovato il loro posto nei suoi libri e sermoni. Egli memorizzò interi passi della Sacra Scrittura e uno dei suoi compagni disse che Giovanni alla fine dei suoi studi teologici il Nuovo Testamento tutto intero la sapeva a memoria.

APPARIZIONE DELLA MADONNA SUL MONTE DI LA SALETTE - 1846
La notizia dell'apparizione si diffuse rapidamente e faceva un'impressione crescente. Nonostante il difficile accesso a La Salette, i pellegrinaggi cominciarono ad arrivare. Si calcola che durante il primo anno dopo l'apparizione arrivarono circa diecimila, e nell'anniversario Il numero di pellegrini che arrivarono raggiunse i cinquantamila. Tutti hanno ascoltato con grande devozione la storia dell'apparizione e hanno pregato e cantato.
Il 19 settembre 1855, il vescovo Ginoulhiac disse a La Salette: "Missione dei bambini è finita, e ora inizia la missione della Chiesa". Era urgente far arrivare dei sacerdoti per servire i pellegrini che stavano arrivando. Così si è sviluppata un'idea di fondare una Congregazione dei Missionari di Nostra Signora di La Salette.

SULLA MONTAGNA DI LA SALETTE
Era la metà di giugno del 1861. L'anno scolastico è finito, quindi un gruppo di sette seminaristi hanno fatto un pellegrinaggio alla Madonna di La Salette. A questo gruppo di pellegrini apparteneva Giovanni Berthier. Lui impressionato dalla visita precedente al monastero dei Padri Certosini pensò di unirsi a quel ordine ma non era ancora sicuro dove Dio lo stava chiamando. Più tardi dirà di questo pellegrinaggio: "È stata una lunga strada da Grenoble a Corps, ma il desiderio di vedere il luogo dove la Madre Santissima piangeva, ci faceva dimenticare la lunghezza della strada e le difficoltà del nostro cammino". Nel 1861 la futura basilica non era ancora finita. Accanto alla fonte si trovava statua della Madre di Dio e nelle vicinanze c'erano 14 semplici croci di legno. Non abbiamo visto nulla che ci interesserebbe tanto. Ma altri valori stavano davanti agli occhi dell'anima. Tutto era povero ma eravamo molto eccitati guardando il posto che Maria Santissima ha santificato con la sua presenza".
"Il pensiero che Maria santificò con la sua apparizione quel pezzo di terra sul quale ci trovavamo, che aveva inumidito questa terra con le sue lacrime, la vista dei missionari che con grande pietà recitavano il loro breviario, tutto questo mi commuoveva profondamente... Abbiamo poi visitato i missionari che erano costantemente pronti a dare dei santi sacramenti e si dedicarono alla cura delle anime dei pellegrini. Ero così contento, lo spirito di questo posto mi ha pervaso così fortemente che ho deciso di unirmi a questa congregazione. Sulla via del ritorno mi sono detto: 'Tornerò qui'".
Giovanni Berthier alla Santa Montagna ha vissuto momenti indimenticabili. È stato un momento molto forte nella sua vita in cui ha deciso il suo futuro. La questione di una vocazione ancora non tanto cristallizzata è passata alla convinzione che tutto ormai è diventato chiaro. In quel momento si rese conto dove Dio voleva condurlo.

Nel noviziato – dal luglio 1962
La Congregazione dei Missionari di La Salette stava facendo i suoi primi passi. Nel 1862 c'erano solo otto sacerdoti che erano molto impegnati con il loro lavoro. Inoltre, sono emerse due diverse tendenze tra di loro. Alcuni volevano condurre una vita apostolica ad imitazione dei Gesuiti, mentre altri erano aderenti alla vita contemplativa e penitenziale sul modello dei Certosini.
In quel momento e in tali circostanze Giovanni Berthier iniziò il suo noviziato nella Congregazione dei Missionari di La Salette sotto la direzione di P. Giraud.
Nello stesso anno il 20 settembre viene ordinato sacerdote.

Scrittore
Berthier racconta: "Nel primo anno dopo la mia ordinazione sacerdotale, mi ammalai gravemente. Oggi devo dire onestamente che questa malattia è stata una grazia per me, perché ha contribuito all'iniziazione di quello che posso chiamare "un po' di bene" che sono stato in grado di realizzare. Poiché ero incapace di un lavoro pastorale su scala più ampia, uno dei nostri missionari che apparteneva al consiglio di amministrazione della Congregazione mi disse: "Prova a scrivere qualcosa, perché devi fare qualcosa". L'ho ascoltato e ho iniziato a collezionare materiali per il lavoro di scrittura. Prima di allora non pensavo di scrivere - ero molto attratto dal lavoro pastorale. Durante la mia malattia, ho preso passione per questo tipo di lavoro. Così è iniziato questo pezzetto di bontà, che ci sono riuscito".

Attività missionaria
Ogni anno, da 25.000 a 30.000 pellegrini venivano a La Salette. Missionari raccontavano ai pellegrini la storia dell'apparizione della Madre di Dio pregavano con loro e cantavano alla sorgente miracolosa, guidavano la Via Crucis, confessavano e celebravano le Messe. Numero dei fedeli e varietà di ministeri con un numero molto piccolo di sacerdoti ci permettono di renderci conto dell'enormità dell'opera compiuta sul Santo Monte.
Quando arrivava l'autunno e passava la punta degli sforzi pastorali sul monte La Salette, i missionari non rimanevano a far niente sul monte, ma iniziavano a predicare missioni popolari nelle parrocchie della diocesi.

ORGANIZZATORE E PRECURSORE – LE SCUOLE APOSTOLICHE
P. Berthier, come scrittore e come missionario instancabile, attirava l'attenzione dei suoi lettori e ascoltatori di una causa che gli stava particolarmente a cuore. All'apostolato e all'evangelizzazione del mondo mancano delle forze umane. Tre quarti di tutta l'umanità non sa ancora nulla di Cristo, e solo un ottavo di esso appartiene alla Chiesa Cattolica. Egli è consapevole che "la messe è grande, ma gli operai sono pochi" e desidera contribuire personalmente alla soluzione di questo problema della Chiesa e rispondere all'annuncio del Vangelo.

Le prime scuole apostoliche: a Corps, a Grenoble. Il primo seminario superiore a Leuk-Susten in Svizzera.
Organizzazione e le regole nelle scuole. P. Berthier ha scritto: "Molto spesso non dobbiamo nemmeno dichiarare che non possiamo tenere il ragazzo e dovrà tornare dai suoi genitori. Di solito lui lo scopre da solo. La pietà dei colleghi, un'agenda piuttosto rigida, la rinuncia di trascorrere le vacanze nella casa di famiglia, amore per la vita del Seminario - tutto questo può essere vinto solo da anime nobili che sono state chiamate da Dio. Ragazzi che non si accontentano della consolazione della grazia e della virtù, che sono uniche gioie che potranno provare sentiranno il bisogno di andarsene. Queste partenze non influiscono sulla riduzione del numero dei nostri futuri missionari. Quando uno se ne va, già in attesa ci sono altri dieci, che considerano la più grande felicità poter unirsi a noi."

LE ESIGENZE DELLA MISSIONE E LE VOCAZIONI TARDIVE
La scuola apostolica diretta da padre Berthier si sviluppò in modo eccellente. Questo, tuttavia, non soddisfaceva completamente padre Berthier. Ecco come egli stesso ha detto sull'argomento: "Per determinare quale sia il nostro ideale, bisognerebbe dire che abbiamo voluto accogliere tutti coloro che Dio chiama al sacerdozio e all’apostolato, e che non hanno i mezzi materiali adeguati per esso, e quindi non possono contare di essere accettati altrove. Altri stabilimenti, scuole forse sono più in grado di farli educare. Non li invidiamo, addirittura mandiamo a loro anche quelli che bussano alla nostra porta. Ma è doloroso che in un momento in cui ci lamentiamo della mancanza delle vocazioni, ci sono tanti giovani in cui giace il germe della vocazione, ma non possono farlo, perché i loro genitori non hanno i mezzi materiali per aiutarli. Qui dobbiamo fare qualcosa... Non lasciamo che i semi delle vocazioni missionarie che Dio stesso ha posto nelle giovani anime, sono state stroncate sul nascere! Sebbene queste persone siano materialmente povere, ma sono ricchi del tesoro della loro vocazione. Questo dono di Dio bisogna apprezzare, nelle vocazioni tardive e povere deve essere trovato il giusto valore."
Così arrivò al punto che nella sua mente cominciò a maturare un piano per soddisfare questo bisogno di istituire un istituto appropriato che aiuterebbe a molti che sentono la vocazione di raggiungere l'ordinazione sacerdotale. Pensiero di tante vocazioni tardive che si sprecano nonostante la grande mancanza dei missionari, non gli dava la pace. Ecco cosa scrive uno dei suoi allievi dopo molti anni: "Il problema di diffondere la gloria di Dio salvando gli infedeli era un pensiero ansioso e pienamente impegnativo nella testa di P. Berthier". Tutto ciò indica che P. Berthier già nel 1893 sapeva esattamente cosa voleva e i suoi piani, almeno in contorni più spessi, si erano già sviluppati.
P. Berthier, come religioso, ovviamente doveva presentare i suoi piani ai suoi superiori per l'approvazione. Si poteva presumere in anticipo che non avrebbe trovato in loro comprensione piena e corretta. Inizialmente, ha immaginato che sarebbe stato un lavoro nell'ambito della propria Congregazione; che l’Istituto per le Vocazioni Tardive avrebbe fornito i candidati per la Congregazione dei Missionari di La Salette. Questo era il progetto presentato ai superiori.
Ma non volevano o forse non hanno potuto dare il loro consenso, probabilmente per tre motivi:

  • Hanno ritenuto che il lavoro proposto fosse troppo rischioso.
  • Pensavano che il nuovo lavoro avrebbe dato loro nuove attività che sarebbero state un ostacolo per loro nell'annuncio della missione e nella pastorale nel Santuario di La Salette.
  • Alla fine, varie discrepanze che sono sorte tra P. Berthier e alcuni membri della Congregazione in relazione agli studi e alla formazione.

Nonostante questa decisione negativa, padre Berthier non ha rinunciato ai suoi piani. Come parte dell'obbedienza religiosa, ha sviluppato con cura questo progetto e lo ha presentato alla valutazione a consulenti esperti e solo dopo ha fatto appello a un'istanza ecclesiale superiore. Dal momento che è diventato evidente che la realizzazione di una nuova opera all’interno della sua Congregazione era impossibile, i suoi pensieri si erano rivolti alla possibilità di fondare un nuovo istituto completamente indipendente, orientato alla formazione delle vocazioni tardive e povere. Concluse che l'istituzione di una nuova congregazione religiosa sarà ancora più vantaggioso per l'opera stessa e potrà portare più abbondanti frutti per l'opera missionaria della Chiesa. Un istituto indipendente darà una maggiore garanzia che l'attuazione dell'obiettivo indicato non incontrerà ostacoli imprevisti e la sua intera attività sarà interamente focalizzata sul raggiungimento dell'obiettivo prestabilito.
P. Berthier decise di porre la futura congregazione religiosa sotto la protezione di Sacra Famiglia. Pensava che non ci fossero altri e migliori mezzi per armonizzare le persone con diverse provenienze ed etnie diverse che l'appartenenza alla stessa famiglia. Nella Sacra Famiglia troviamo una vita nascosta, tranquilla, umile e obbediente. Lì troviamo anche lo spirito di diligenza, profonda pietà e armonia colme di amore. Questo spirito voleva P. Berthier renderlo una realtà, per quanto possibile, nella sua nuova fondazione.
Le missioni estere dovevano essere il campo più importante, anche se non esclusivo dell’attività dei Missionari della Sacra Famiglia. All’inizio, la cosa più importante dovrebbe essere l’educazione e formazione dei futuri missionari. Per fare ciò, si deve aprire una casa di formazione nel posto giusto e nelle condizioni in modo che gli allievi possano vivere in tranquillità. Quando i primi sacerdoti usciranno da questa casa, dovrebbero essere aperte altre case di formazione.

BENEDIZIONE DEL PAPA
P. Berthier si rivolse a Roma prima della concretizzazione dei suoi piani. In seguito spiegò perché lo fece: "Prima di eseguire il mio piano, era necessario presentarlo al vicario di Cristo sulla terra. La sua benedizione dà la garanzia che anche la benedizione di Dio si collocherà su questo progetto".
Si è conservata una lettera del cardinale Langénieux al Generale dei Saletini, padre Chapuy al riguardo di P. Berthier in cui il cardinale scrive: "È una verità reale che il Santo Padre accettò la fondazione per le vocazioni tardive da parte del buon padre Berthier. Il Papa lodò l'opera e incoraggiò a iniziare e diede a P. Berthier la sua benedizione.
Quest'uomo di Dio presentò il suo piano al Cardinale Segretario di Stato. Il Cardinale vide in lui l'opera e l'ispirazione di Dio, che corrisponde ai suoi pensieri e anche assunto il dovere di presentare questo piano al Santo Padre. Grande e inaspettata è stata la mia gioia quando ho notato che il Papa era già perfettamente informato sul tutto. Era comprensivo e ha incoraggiato a iniziare rapidamente il lavoro. "Questa è un'opera corrispondente ai tempi attuali", ha detto Sua Santità, "Desidero che sia fondata al più presto."
P. Berthier si occupò delle costituzioni nel dicembre 1894. Questo lavoro non era nuovo per lui, perché nel 1876 collaborò alla stesura delle costituzioni dei Missionari di Salette. Da queste costituzioni e dalle costituzioni dei Padri Gesuiti, prese in prestito molto per i suoi, ad eccezione delle disposizioni che fanno riferimento alla natura specifica delle Costituzioni della nuova Congregazione, vale a dire: coinvolgimento nella formazione delle vocazioni tardive, devozione e imitazione della Sacra Famiglia. Questo era il metodo del suo lavoro, che preferiva permettere di parlare a insegnanti noti ed esperti piuttosto che sviluppare i propri pensieri. È meglio affidarsi alle regole monastiche che hanno già superato la prova di tempo e sono stati riconosciuti dalla Chiesa come preziosi.
P. Berthier desiderava ardentemente svolgere la missione a lui affidata, ma neanche per un momento non ha pensato di lasciare la propria Congregazione. Lasciare la propria Congregazione significherebbe per lui infedeltà alla sua vocazione, e questo non lo voleva per niente.
Le linee guida che il cardinale Langénieux ha inviato a padre Berthier, erano destinate piuttosto a P. Chapuy che al destinatario. Consiglio della Congregazione compreso che, alla luce di tali direttive chiaramente definite dall'autorità suprema della Chiesa deve avere un atteggiamento positivo, quindi, l'11 gennaio 1895, prese la seguente decisione: "Con una decisione del Consiglio Generale, si consente al Venerabile P. Berthier secondo la sua richiesta, affinché potesse fondare il proprio istituto per le vocazioni tardive per le missioni estere. Presupposti di questo lavoro il Santo Padre lo desidera e lo incoraggia insieme a Sua Eminenza il Cardinale Langénieux". Nel frattempo, P. Berthier ha completato la stesura delle Costituzioni e le ha consegnate al cardinale Protettore per la valutazione e l'approvazione.

CASERME ABBANDONATE A GRAVE
Nel gennaio 1895, P. Berthier iniziò i suoi sforzi per ottenere la propria casa. Una nobildonna di Lione, Maria Alfonsine Thivillon, era pronta a dare in prestito la giusta quantità di denaro per acquistare la casa che era necessaria. Tutto ciò che rimaneva era il problema di trovare il posto giusto dove un acquisto dovrebbe essere fatto. Berthier in seguito ne scrisse: "Perché abbiamo previsto che la Francia avrebbe deciso di liquidare le case religiose ed espulsione dei religiosi, o restrizione delle loro attività e diritto di movimento, abbiamo deciso di cercare un paese dove ci fosse più libertà".
Il 20 gennaio 1895, P. Berthier ricevette dalle mani del cardinale Langénieux due documenti: l'approvazione dell'Istituto per le Vocazioni Tardive e l’approvazione delle Costituzioni per lo stesso Istituto. Pochi giorni dopo si recò a Tilburg, nei Paesi Bassi dove gli amici lo stavano già aspettando. Uno dei sacerdoti ha attirato l'attenzione di P. Berthier sugli edifici militari vuoti a Grave, che potrebbero essere adattati per nuovi scopi. Il 25 marzo, P. Berthier partì per Grave. La città era precedentemente una fortezza militare, che era circondata da alti bastioni e profondi fossati. Il sindaco prima ha portato il visitatore all'"Infermeria", un ex ospedale militare, che sembrava ancora relativamente dignitoso. Questo oggetto aveva diverse stanze piccole e più grandi. P. Berthier voleva vedere un'altra proprietà. Altre camere non sembravano molto impressionanti. Hanno cercato qui il rifugio le famiglie senzatetto. Secondo P. Berthier, l'edificio non doveva essere bello, purché era giusto per adattamenti appropriati in modo che potesse essere utilizzato come una casa di studio per i giovani. Queste caserme erano completamente sufficienti in quanto hanno raggiunto obiettivi minimi, in quanto potrebbero ospitare almeno un centinaio di giovani, quindi era quello di cui aveva bisogno. Anni dopo, padre Berthier disse: "Quando sono venuto qui la prima volta, non avevano il coraggio di mostrarmi la caserma. Era completamente diversa da oggi. Era molto buio, le stanze erano vuote o cariche di spazzatura. In uno di questi erano diverse caldaie usate per cucinare la zuppa per i poveri. Ma pensi che io abbia prestato attenzione a questo? Ho visto solo le sale spaziose e mi sono detto: quanto sarà bello quando un giorno questa casa sarà abitata da sacerdoti missionari".

SPIRITO PRECURSORE A GRAVE
P. Berthier è arrivato a Grave il 27 settembre. Nella caserma ha trovato otto candidati di diverse nazionalità in attesa di iniziare gli studi: francesi, tedeschi, uno svizzero e un lussemburghese. Come tutto nella vita di P. Berthier, così l'inaugurazione del nuovo istituto ha avuto luogo nel modo più ordinario. P. Berthier ha visitato immediatamente il parroco del posto don Giovanni Sprangers che col tempo divenne il suo grande amico. Con permesso del vescovo il parroco benedisse le cappelle di entrambi gli edifici.
I lavori sono stati avviati immediatamente. P. Berthier "dal primo giorno ha tenuto con gli studenti gli esercizi spirituali e ha iniziato a dare loro le lezioni. Durante la ricreazione eseguiva con loro un lavoro fisico, ha scavato il terreno nell'orto, seminato, piantato e non li mai lasciava soli. Era convinto che l'esempio fosse il metodo migliore e più efficace di educazione. La sera dopo cena si riunivano tutti intorno al loro Padre, e dopo aver indossato i grembiuli preparato verdure e patate per il giorno dopo. È stata una vera gioia vedere con quale semplicità e con quale umorismo tutto stava accadendo."
Avendo una vasta esperienza dal Corps e dal Leuk-Sustem P. Berthier, come un pioniere, proseguì ad arredare la casa e il giardino. Lavoro fisico dei nuovi residenti della vecchia caserma ha causato una grande sensazione tra gli abitanti di Grave, che per la prima volta videro un sacerdote in grembiule e in zoccoli di legno, che lavorava in giardino.

IL SEME DI SENAPE COMINCIA A CRESCE
L'acuta mancanza dei collaboratori creava molti problemi a P. Berthier. Doveva prendersi cura di tutti, sia degli studenti che dei novizi. La situazione richiedeva che gli studenti più talentuosi delle classi superiori aiutavano a insegnare alle classi inferiori. Nel 1902 scrisse su questo argomento: "Abbiamo introdotto i nostri studenti al metodo proposto da San Francesco di Sales: Un buon modo per imparare è studiare; migliore - ascoltare attentamente; e la cosa più migliore è insegnare gli altri".
Dal 1900 in poi P. Berthier poteva vedere che la sua fondazione si stava rafforzando e il numero degli studenti aumentava di anno in anno. Nel 1901 la Congregazione era composta già da cinquantatré studenti. Sei erano già seminaristi, quattro novizi, e quarantatré studenti delle scuole superiori. Nel 1903, il numero di studenti superò il cento.
Per una profonda preoccupazione per il futuro della sua fondazione, scrisse nel settembre 1903 il "Testamento Spirituale" in cui ha sviluppato le principali linee guida e ha dato le istruzioni pratiche da seguire per i suoi successori. Ha pensato soprattutto al fatto che rimangano fedeli ai loro impegni assunte con le nuove forme di vita; che ricorderanno lo speciale scopo della Congregazione e preserveranno il buon spirito religioso come figli della Sacra Famiglia. Conclude il suo testamento con una preghiera accorata:
"O Santa Famiglia! Mi rivolgo a Te alla fine di questo testamento. Dall’inizio ho offerto alla Tua protezione questo piccolo gregge della nuova congregazione. A Te li raccomando nel momento in cui li lascerò. A te devo tutto il bene che è stato fatto in questa casa... Fa' che tutti qui si sforzino di raggiungere quelle virtù di cui Tu sei esempio. Tienili lontani dallo spirito di questo mondo: dall'orgoglio e dalla brama di fama, dall’ansia di prosperità e dagli interessi terreni. Ne ho ancora un altro desiderio, un sogno prima di morire: così che io possa vedere quanto questa piccola congregazione cresce in questo spirito".
Il 20 agosto 1905, i primi tre membri della Congregazione sono stati ordinati sacerdoti a Lovanium (in Belgio). Le prime messe che il giorno dopo hanno celebrato a Grave, sono state un'esperienza forte non solo per loro stessi, ma anche per tutta la giovane famiglia religiosa insieme con il suo Fondatore.
Da allora in poi nuove ordinazioni si sono svolte regolarmente ogni anno. È cresciuto
anche significativamente il numero di studenti. Gli appartamenti delle caserme divennero all'inizio del 1907 troppo strette. Nell'ottobre dello stesso anno, diversi sacerdoti e un gruppo di studenti si trasferirono alla seconda casa aperta a Grave, che è stata chiamata "Notre Dame" in onore della Madre di La Salette.
Arrivato il momento di iniziare la seconda fase dello sviluppo della Congregazione, vale a dire, la creazione delle nuove case di studio nelle vicinanze e nei paesi in cui era possibile ottenere numerose vocazioni sacerdotali e missionarie. Terza fase, invio missionari in terre pagane, per il momento apparteneva ancora al futuro.
Nel 1908 la Congregazione contava 25 sacerdoti e centotrentasette candidati al sacerdozio, vale a dire: 54 seminaristi, 13 novizi e 70 alunni nel seminario minore. P. Berthier ha scritto in Messaggero della Sacra Famiglia: "Ciò che è stato fatto finora nel nostro istituto non corrisponde ancora ai nostri desideri. Puntiamo ad aprire le nuove case nei paesi cattolici per poter accogliere più candidati con una vocazione tardiva che non possono essere accettata altrove, educarli e poi inviare sacerdoti-missionari in terre pagane. Possano le anime pie sostenerci con le loro preghiere in questo sforzo. Ve lo chiediamo con tutto il cuore".

VITA A GRAVE
“L’edificio di vergona”, che per molti fu la costruzione della caserma di Grave, servì a P. Berthier come pietra di paragone quando si accettavano i candidati. Ecco le sue parole: "Chiunque sia spaventato da una tale sciocchezza e si ritira, mostra sufficientemente di non avere lo spirito richiesto e la nobile intenzione di diventare missionario. Chiunque a cui sono importanti solo i propri interessi, dobbiamo tenere lontano da noi".
Se il cattivo aspetto dell'edificio riempiva di paura il nuovo arrivato, allora l'incontro con P. Berthier era sorprendentemente gentile e molto spesso decisivo. Spesso ha spianato la prima impressione e in molti casi ha influenzato il consolidamento della vocazione. Il modo di vivere a Grave non era affatto idillico. Tutti si alzavano per tutto l'anno circa alle ore 4.30. Poi c'erano le preghiere del mattino e prima ancora della Santa Messa mezz'ora di riflessione. La Messa è stata seguita da un'ora e mezza di studio fino alla colazione alle 7.30. Per colazione zuppa di latte e pane spalmato. Poi iniziavano le lezioni. P. Berthier ha introdotto per le vocazioni tardive i corsi abbreviati della scuola secondaria. Questi corsi sono durati un massimo di tre anni. C'erano pochi sussidi didattici. Non c'erano nemmeno docenti. P. Berthier non ha avuto fortuna con i colleghi. Questa situazione richiedeva un grande sforzo personale. Anche una parte delle vacanze sono stati utilizzati per l'autoeducazione. La ricreazione era destinata al lavoro fisico. P. Berthier ha detto su questo argomento: "I futuri missionari dovrebbero unire allo spirito di preghiera soprattutto amore per il lavoro. Non si tratta solo di lavoro mentale, ma anche di quello fisico. Gesù stesso ci ha dato un esempio aiutando San Giuseppe nel suo lavoro di falegname. San Paolo ha lavorato con le proprie mani per sostenere lui stesso e i suoi cari. Il lavoro non disonora le mani dei religiosi, e nemmeno le mani dei sacerdoti. Il lavoro manuale richiede precisione e abilità, semplicità e umiltà. Risponde allo spirito di povertà, aiuta a preservare lo spirito della Sacra Famiglia ed è buono per i futuri missionari".
P. Louis Comte, Saletino, racconta le sue osservazioni e impressioni tratti da Grave: "Quando si tratta di vivere insieme, non c'è differenza tra loro. Sacerdoti e studenti siedono nel refettorio fianco a fianco. Mangiano gli stessi cibi. Usano un solo piatto... Hanno una camera da letto in comune. I letti sono fatti di due capre, tre assi e un materasso. Mantengono rigorosamente il voto di povertà... Altrettanto rigorosamente vivono il voto di obbedienza. Quando si tratta di pietà, devo dire che con tutto quello che ho visto e sentito sono davvero sollevato. Hanno molte pie usanze... È stato per me tutto molto esemplare e toccante".
Questa dura vita era per alcuni senza dubbio troppo dura ed era a volte oggetto di critiche. Queste voci di insoddisfazione erano tuttavia tra le eccezioni. Secondo la testimonianza unanime di chi vi abitava l'atmosfera in casa era gioiosa e felice. Berthier menziona che durante le ricreazioni serali si preparava le verdure e patate per il giorno successivo, si sono tenute conversazioni cordiali, cantando varie canzoni. In generale c'era sempre un'atmosfera familiare e reale fraternità tra questi giovani di diverse nazionalità.

L'esempio di P. Berthier
La comunità religiosa internazionale, nonostante le sue numerose differenze, era una cosa sola e nonostante i suoi difetti era felice. Questo è stato possibile solo perché la comunità è stata gestita da un'eccezionale individualità. La personalità di P. Berthier lasciava il suo segno sul carattere e le caratteristiche specifiche della casa madre. I suoi studenti testimoniano di lui: "Ha molto apprezzato la vita comune e la nutrito in un modo eccezionalmente perfetto. Non ha trascurato nessuno è sempre è stato con noi... Dare i
l buon esempio era il suo metodo educativo". Non aveva la propria stanza a sua disposizione. La cella cui ha destinato per lui stesso non era altro che un angolo nella camera da letto comune, recintato dal velo più semplice. Dormiva come tutti gli altri su un semplice materasso riempito con paglia. Il suo luogo di lavoro era un'aula magna. Lì ha lavorato intero orario... Era un uomo incredibilmente attivo: teneva tanta corrispondenza, ha lavorato sui suoi libri, ha supervisionato tutte le opere, ha tenuto conferenze di teologia. La sua massima era: "Il nostro tempo è tempo di Dio".

GLI IDEALI DI P. BERTHIER
Era caratterizzato da un immenso amore per la Chiesa e la Santa Sede, attaccato quasi in modo infantile al Vicario di Cristo sulla terra. Con riverenza obbedì a tutte le ordinanze provenienti da Roma o dai vescovi diocesani. Era molto preoccupato di mantenere puri e veritieri gli insegnamenti della Chiesa. Dichiarazioni dei famosi scrittori, santi maestri, grandi teologi, ben noti maestri della vita spirituale accettava volentieri come suoi e spesso li ripeteva. La conoscenza della vita spirituale, che attingeva da tante fonti pure e sane, divenne la sua proprietà personale. La usò lui stesso e permise che fosse usata da tutti coloro che si affidarono alla sua guida. I pensieri spirituali e le indicazioni che predicava non costituiscono alcuna chiusura del cerchio o un elaborato insieme. Tuttavia, è possibile individuare i determinati schemi da cui si formano le sue opinioni. Padre Berthier guardava tutto da un punto di vista soprannaturale. Egli giudicava tutto alla luce della fede e dell'eternità. La connessione tra vita e fede era per lui il compito più importante sulla terra.
Chi vuole combattere efficacemente il male deve tagliarne le radici. Le radici del peccato sono tendenze e passioni disordinate. P. Berthier a questo argomento tornava spesso: "Impegnatevi rigorosamente a combattere i vostri impulsi, i vostri errori, le vostre debolezze e superatele. Lavorate instancabilmente su voi stessi e praticate rinuncia e pentimento. Mortificare significa cercare di non fare ciò che ci piace ciò che è soddisfacente per noi, ciò che lusinga il nostro amor proprio, ma fare tutto per amore di Dio. La mortificazione è assolutamente necessaria nella nostra vita".
La vera libertà consiste nel servire Dio con cuore puro. L'unica e vera schiavitù è il peccato. "Un uomo è veramente libero quando è capace di essere padrone delle sue passioni. Tutto ciò che mira a rompere le tirannie delle passioni e unire l'anima con Dio, deve essere considerato il più grande vantaggio ".
La Sacra Famiglia è stata per P. Berthier il più grande modello di tutte le virtù, quelle di: povertà, castità, obbedienza, zelo, purezza, pietà, umiltà e semplicità, dimenticanza di sé e soprattutto di amore reciproco. Diceva: "Più vi avvicinerete alla povertà, alla castità e all'obbedienza della Sacra Famiglia, quanto più fruttuoso sarà il vostro ministero pastorale".

FEDELE FINO ALLA MORTE
P. Giovanni Berthier morì venerdì 16 ottobre 1908 a Grave. Poche ore dopo la sua morte, il corpo era vestito con abiti sacerdotali e deposto nella stanza della morte. Gli studenti hanno fatto la veglia scambiandosi e recitando le preghiere per i defunti fino al giorno dell’estremo saluto. Il 19 ottobre si tenne il funerale.
Poche settimane dopo la morte del Fondatore, il suo successore, P. Giuseppe Carl, scrisse a P. Perrin: "La scomparsa del nostro Padre ci ha gettato nel dolore. Tuttavia i nostri cuori non sono preoccupati. Riponiamo tutte le nostre speranze nel nostro Padre che ci ha detto: "Fidatevi figli miei non vi lascerò orfani, né in balia del destino. Quando sarò in cielo, vedrò le cose meglio. Potrò servirvi in un modo migliore e più efficace". Crediamo che il nostro Padre buono aveva già cominciato a realizzare la sua promessa. In cielo intercede per i suoi figli e per coloro che amava".

RITORNO A LA SALETTE
In 1957 il Governo Generale della nostra Congregazione MSF fu trasferito alla nuova Casa Generalizia a Roma. Nello stesso tempo la Provincia Olandese assunse la cura della Casa Madre a Grave. Ma quando all'inizio degli anni -90 fu chiaro che la Provincia Olandese non poteva più rimanere a Grave a causa dell'età alta dei membri, il Governo Generale prese la decisione di vendere la casa. Il comune di Grave era pronto a prender cura del cimitero, dove sono stati sepolti i primi membri della Congregazione ed una serie di benefattori della Congregazione del primo tempo. Tuttavia il Governo Generale non volle lasciare la salma di Padre Berthier nella cappella a Grave. Finalmente, dopo aver discusso l'affare con il Governo Generale dei Missionari di La Salette, fu presa la decisione di trasferire i resti mortali del Fondatore al cimitero a La Salette. Lì si trova adesso la tomba di Padre Berthier accanto alle tombe dei Saletini, suoi grandi amici e confratelli.