Jean Berthier MS: Un fondatore con un carisma speciale o semplice uomo di chiesa del suo tempo ?
Non è facile rispondere a questa domanda. Infatti ciascuno è contemporaneamente un essere particolare e uomo del suo tempo, condividendo la mentalità e l’insistenza religiosa della sua epoca[1]. Questo è vero per noi come pure per il Padre Jean Berthier che è vissuto a cavallo tra il 19.mo e il 20.mo secolo. In questa breve esposizione tenteremo di dare alcuni elementi di risposta a questa domanda evocando, in un primo tempo, quanto Jean Berthier rimane un modello di un uomo di Chiesa della sua epoca; finiremo col dire dove si può situare il carisma speciale del fondatore.
I- Jean Berthier, semplice uomo di chiesa del suo tempo
Jean Berthier condivide con i sacerdoti della sua epoca molte convinzioni religiose: importanza della devozione, insistenza su una vita povera e mortificata, ritorno alla pratica religiosa e ossessione della salvezza delle anime, devozione a Cristo e alla sua Madre, ubbidienza senza faglia alla Chiesa istituzionale ecc. Questi sono, in poche parole, le caratteristiche della spiritualità di Jean Berthier.
I.1- Un sacerdote santo e fedele al suo ministero
Ordinato sacerdote nel 1862, Jean Berthier iniziò gli anni nel seminario maggiore verso la metà del 19° secolo ed esercitò la maggior parte del suo ministero pastorale sotto il pontificato di Leone XIII (1873-1903). Come per molti sacerdoti, la sua formazione fu essenzialmente spirituale e non ci si preoccupava molto dei movimenti scientifici di quel tempo[2]. Lo scopo principale dei seminari maggiori fu di formare sacerdoti santi, capaci di adempire degnamene le loro funzioni sacerdotali… Sotto questa prospettiva, nel 1858, al suo ingresso nel seminario maggiore, Padre Berthier prese la risoluzione di fare dei suoi anni nel seminario un tempo di vera formazione spirituale: “Quando varcavo la soglia della mia cella, non so che cosa palpitava in me, ma sentivo il bisogno di essere solo e di piangere. Il pensiero che questa piccola stanza fosse stata abitata da un martire, me la faceva guardare con rispetto e venerazione. Mi sembrava che le loro virtù avessero santificato questo luogo... Tutto ciò mi incitava a diventare un santo[3].” Quando Padre Jean Berthier chiede ai suoi primi missionari di essere sacerdoti “santi” e “capaci”, non fa altro che veicolare le insistenze religiose del suo tempo.
D’altronde, alcuni professori del seminario sono scelti anzitutto in merito alle loro qualità spirituali o pastorali e così passano da una cattedra di un villaggio a quella del seminario[4]. Ciò esprime quale era il sentimento generale: il primato dato alla devozione e all’esperienza concreta del ministero.
1.2- Un sacerdote povero e mortificato
Osservando le sue numerose iniziative pastorali, come pure la fondazione di una nuova congregazione religiosa, si può notare una scelta radicale della povertà, così pure l’insistere sulla riparazione (mortificazione). Nel 1865, il giovane sacerdote prese la risoluzione: “Signore, fatemi amare l’adempimento del ministero che mi avete affidato presso i poveri, per amore vostro”. Conosciamo tutti l’estrema povertà della caserma di Grave della quale sono usciti i primi missionari della Sacra Famiglia. Per Jean Berthier è questo un modo per sottolineare l’importanza dell’iniziazione, lontano dal mondo, all’esistenza difficile che aspetta i sacerdoti. La Chiesa di Francia, ed in seguito il mondo intero, trova nel Curato d’Ars un esempio di questa vita povera ed austera, ma nello stesso tempo dedicato al ministero. Si deve rilevare, che un gran numero di sacerdoti hanno affrontato una sofferenza simile, anche se non hanno ottenuto le stesse consolazioni. Penso, fra altri, al Padre Chevrier (1826-1879) fondatore del Prado, a Lione; penso ugualmente al sacerdote Jean-Baptiste Gérin, soprannominato “il curato di Ars di Grenoble”, parroco della cattedrale dal 1835 al 1863, anno della sua morte, ... e naturalmente a P. Berthier, che lo ha sempre preso come riferimento, tanto prima, quanto dopo la sua ordinazione sacerdotale.
1.3-Un sacerdote della pratica religiosa e dei sacramenti
Nella vita di Padre Jean Berthier, si nota l’importanza fondamentale dell’Eucaristia, dell’insegnamento religioso (catechismo e predicazione) e dei sacramenti. Buon numero delle sue opere sono scritte in questo senso. Dopo la sua ordinazione, Jean Berthier ha lavorato soltanto per breve tempo come vicario parrocchiale, perciò il suo contributo si manifesta anzitutto nei suoi scritti di tipo catechistico (il Libro per tutti, raccomandato dal reverendo Mussel, vicario generale di Grenoble) e nel suo servizio al santuario e nelle missioni popolari. Nelle missioni, come pure a La Salette, Jean Berthier attribuisce un posto importante al sacramento della confessione; egli stesso raccontò ai suoi alunni, che non sono state poche le notti intere passate nel confessionale. Negli ‘Annales de Notre-Dame de La Salette’ del 1885 leggiamo il seguente particolare: nel corso dell’incoronazione della Vergine e della consacrazione della basilica, 20 e 21 agosto 1879, “venti sacerdoti confessano senza interruzione, da mezzogiorno fino alle undici della notte”. Padre Berthier afferma di aver avuto tre volte di più confessioni che non per la festa dell’incoronazione”. Non è questo qualcosa di eccezionale, perché rappresenta una delle attività principali dei sacerdoti di quell’epoca. A questo proposito, ricordiamoci di nuovo di san Jean-Marie Vianney e delle migliaia di anime attirate dal suo confessionale e dal suo pulpito[5].
1.4- Un sacerdote che amava molto la Vergine
Jean Berthier ama molto la Vergine Santa, e specialmente la “Bella Signora” apparsa a La Salette. Ricorda spesso il posto eminente che essa occupa nel mistero delle salvezza, da dove giustamente il titolo di “Mediatrice di tutte le grazie”[6]. Secondo lui, “Maria è la regina e il modello del clero.[...] E se ci sono dei sacerdoti infedeli, ciò avviene perché non amano ardentemente la Vergine Santa” [7]. Il suo “Contratto mariano” ossia la sua consacrazione a Maria, firmato nel gennaio del 1867, esprime la sua volontà di spogliarsi del tutto di se stesso per vestirsi di Maria e mettersi al servizio del suo Figlio. Questa è una devozione che dobbiamo pure situare nel suo contesto. Di fatti, all’epoca di Jean Berthier, la devozione alla Vergine Santa ha conosciuto una propaganda e una vitalità abbastanza straordinarie: fondazioni di ordini religiosi mariani, come pure un’abbondante letteratura mariana. Le numerose apparizioni del 19° secolo in Francia, hanno favorito lo sviluppo del culto mariano: 1830 : Apparizioni a Catherine Labourée a Parigi ; 1846 : Apparizione a La Salette ; 1854 : Dogma dell’Immacolata Concezione ; 1858 : Apparizioni di Lourdes ; 1871 : Apparizione a Pontmain. Durante tutto il secolo, numerose congregazioni religiose si sono messe spontaneamente, a titoli diversi, sotto la protezione della Vergine. Aldilà delle pratiche di devozione mariana, questo periodo era ricco di un gran numero di uomini spirituali mariani; ne nominiamo due: Padre Pierre Joseph Clorivière (1753-1820, e Padre Sylvain Marie Giraud ms (1830-1885) autore del libro “De la vie d’union avec Marie, Mère de Dieu, (La Salette, 1864)… Jean Berthier riflette molto bene il “cristocentrismo” e la devozione mariana della sua epoca.
Ai quattro punti qui sopra elencati, possiamo aggiungere altre motivazioni religiose, che animavano gli uomini della Chiesa nel secolo 19°, quale la preoccupazione missionaria, l’atteggiamento verso la persona del Papa e verso la Chiesa come istituzione, ecc. Tutto quello che abbiamo visto mostra che, in vari campi, Jean Berthier era un’incarnazione della santità sacerdotale della sua epoca. Siccome questi valori possono essere vissuti in modi diversi, la seconda parte consisterà nell’evocazione di certi punti che, secondo noi, potrebbero rivelare la, o le specificità di Jean Berthier.
II- le scelte pastorali particolari
Dopo anni di ricerca approfondita sulla vita e l’opera di Padre Berthier, Padre Ramers nota: “Generalmente non si vantano le ricchezze, la ricerca di stile, la novità, il fervore nei libri di Padre Berthier, perché tutto ciò non vi si incontra. Ma spesso si sente dire: mi è servito... In effetti, i libri di Padre Berthier servono, non sbalordiscono, aiutano, uno li divora non per curiosità e senza profitto, uno li utilizza”[8]. Questo passo, mi sembra, esprime le convinzioni profonde che animavano il Padre Berthier nello scrivere: evitare ciò che è retorico, lo stile e la novità, ma esprimere in modo suo proprio gli insegnamenti ufficiali della Chiesa. Egli non è uno scrittore, ma piuttosto un compilatore. Il libro che pubblica è spesso una raccolta delle idee, anzi talvolta di passi interi, ch’egli (lui stesso o il suo collaboratore[9]) ha copiato da altri libri pubblicati da maestri di vita spirituale. I suoi scritti, dunque, hanno una vocazione dogmatica e tendono anzitutto ad inculcare delle verità essenziali. Dobbiamo riconoscere che in un tempo, nel quale tutti, nella Chiesa come nella società, assolutizzano l’ubbidienza e la sottomissione, solo gli imprudenti si avventuravano nella ricerca del clamoroso e della novità.
Tuttavia, nel rispettare scrupolosamente questa mentalità, dalle iniziative di Jean Berthier, che noi chiamiamo “Le sue scelte pastorali particolari”, possiamo ricavarne alcune indicazioni. Quando diciamo “particolari”, ciò non significa sua propria o unica. Si possono incontrare altrove le stesse scelte, ma con una gerarchizzazione diversa.
II.1- “Essere semplice » e « alla portata di tutti “
Ecco in quale maniera il Padre Berthier definisce le prediche della sua epoca: “sono poco alla portata di tutti; fra gli autori di ordine inferiore, dai quali precisamente un gran numero è giustamente apprezzato, ve ne sono spesso alcuni in cui si nota più di una inesattezza nella dottrina; da altri il pensiero è affogato in frasi lunghe, un piccolo numero tra di loro inserisce nel discorso qualche elemento storico” (Le prêtre…, p. 12, N° 16). Anzi, verso la fine della sua vita, osava dire ai suoi allievi: “Mi possono essere rimproverate tante cose, ma con il santo Liguori posso dire, che in questo punto sono sempre stato in guardia, e ogni volta che salgo sul pulpito mi domando se una povera serva senza istruzione potrebbe comprendere ciò che sto per dire”[10]. Questa asserzione dimostra quanto questa preoccupazione è stata essenziale nella vita pastorale di Jean Berthier. E le testimonianze dei suoi contemporanei confermano che nelle predicazioni, come anche nei libri, egli ha ottenuto buoni risultati. Riassumendo questo sentimento generale, scrive il Padre Grenat: “Sobrio nell’apparato letterario, di uno stile semplice senza pretese, le sue predicazioni erano caratterizzate da una chiarezza luminosa giunta ad una grande ricchezza di fondo. Egli si compiaceva ad abbellire le sue prediche con tratti storici bene appropriati, con citazioni di valore, con paragoni sorprendenti, capaci di commuovere vivamente il suo uditorio” (Bulletin de La Salette, 1910, pp. 199-200).
II.1- “Essere pratico (efficace)”
“Essere pratico (efficace)” è l’altra faccia della semplicità di Padre Berthier. Nelle sue imprese è stato motivato dal desiderio di aiutare gli altri, dare ai parroci degli strumenti utili e ai cristiani dei consigli pratici. Perché, “Quando uno ama le anime, dice, e quando vuole il loro bene, si diventa ingegnosi, e si cerca ad approfittare di tutto per condurle a Dio. Non sono tanti i grandi discorsi che convertono; delle volte è una bazzecola, alla quale non ci si bada, ma che, nel piano di Dio, può essere il raggio luminoso per illuminare una povera anima a ricondurla à Dio”. (De Lombaerde, op. cit. p. 243). Poi dà ai seminaristi il seguente consiglio: “In tutto ciò che si impara, niente è più importante che prenderne il lato pratico, e di aver già davanti agli occhi il ministero che uno avrà da adempire più tardi quando si studia la sacra Scrittura, la teologia o qualsiasi altra scienza, o quanto uno fa o quanto uno sente nelle letture istruttive” (Jean Berthier Le sacerdoce…, p. 54 et 56, N° 94 et 101). Questo atteggiamento verso il senso pratico e le piccole cose della vita quotidiana si rivela non soltanto nei suoi libri, come possono testimoniare le numerose lettere di approvazione, ma anche nelle sue prediche. Un testimone di La Salette esprime il sentimento generale dicendo: “ Non posso dimenticare con quale convinzione e con quale tono penetrante egli ci faceva capire un giorno la necessità di fare opere buone. Non ragionava molto; ma esprimeva la cosa al primo colpo e ciò in maniera da essere alla portata di tutti. Siete agricoltori, suppongo, e quando seminate dell’orzo, forse aspettate di raccogliere del frumento? Quando seminate navone, credete che cresceranno dei cavoli? Certo di no! “
Per me, dunque, è chiaro: quando si vuole trovare ciò che potrebbe essere tipico, personale o originale da Padre Berthier, bisogna cercare piuttosto in questo settore. L’originale non sta in quello che dice e scrive, ma nella maniera con la quale lo dice, nel modo di mettere in pratica ciò che egli propone. Nell’osservare questo con attenzione, uno può, di certo, scoprire degli accenti particolari, ammettendo nello stesso tempo che in certi campi Jean Berthier riflette la santità sacerdotale del suo tempo: devozione a Cristo e a Maria, spirito di povertà e di abnegazione, direzione spirituale, paura della dannazione ecc.
RABEMANANTSOA Benjamin msf
Antananarivo, l’08 settembre 2007
Bibliographie générale (sur les prêtres français au temps du Père Berthier) :
- Philippe BOUTRY, Prêtres et paroisses au pays du Curé d’Ars, 1986, Cerf, 3ème édition, 1990, 710 p.
- Marcel LAUNAY, Le bon prêtre : le clergé rural au 19ème siècle, Aubier, 1986, 326 p.
- Pierre PIERRARD, La vie quotidienne des prêtres français au 19ème siècle (1801-1905), Hachette, 1986, 488 p.
- André RAYEZ, « France » in Dictionnaire de spiritualité ascétique et mystique, Beauchesne, Paris, 1964, Tome V, col. 953-997.
[1] Lo studio fatto dal Padre Jean STERN ms, nel 1986, è un testo ciclostilato di 6 pagine, che cita molto bene il Padre Berthier, sia in seno della Chiesa e della società dell’epoca, sia in seno della Congregazione dei Missionari di Nostra Signora di La Salette durante i primi anni.
[2] Di fatti, si deve aspettare l’anno 1875, anno in cui apparirono in Francia le facoltà cattoliche più preoccupate per una formazione più qualificata.
[3] Citato da : De Lombaerde, Un apôtre de nos jours ou la vie et l’esprit du T. R.P. Jean Berthier, Missionnaire de la Salette, Fondateur des Missionnaires de la Sainte Famille, Grave, 1910, p. 76. Tra i santi sacerdoti della diocesi di Grenoble, ne nominiamo due : il reverendo Guérin (1797-1863) sopranominato il « curato d’Ars di Grenoble » e san Julien Eymard (1811-1868) ; ordinati sacerdote rispettivamente nel 1821 e nel 1834.
[4] Cfr. p. es. Philippe BOUTRY, Prêtres et paroisses au pays du Curé d’Ars, Cerf, 1986, p. 205
[5] Nel 1858, per esempio , più di 100 000 persone vanno in pellegrinaggio ad Ars: un numero impressionante per quell’epoca.
[6] cfr. p. es. JB. , Culte et imitation de la Sainte Famille, 1907, pp. 23-27 ; Le prêtre… op. cit. p. 539-544 ; Abrégé de théologie… p. 406, N° 1792.
[7] JB, Le sacerdoce…op. cit. pp. 432-433.
[8] P. RAMERS msf, Bonus miles Christ Jesu , op. cit. p. 386.
[9] Il 20 dicembre 1926, p.es., nella sua lettera a Père Ramers, il Père Joseph PINARDY MS testimonia : “Quando il Reverendo Padre scrisse la sua teologia, io fui uno di quelli che furono incaricatii di ricercare tra gli autori e di portargli per iscritto il resoconto delle soluzioni di cui aveva bisogno.”
[10] Cfr. J. M. De Lombaerde, op. cit. 234