MEDITAZIONE PER IL 2° GIORNO DELLA NOVENA A SAN GIUSEPPE
SAN GIUSEPPE MODELLO DI SPERANZA
(Matteo 2, 13-15)
La speranza di San Giuseppe è incorporata in Dio. È basata essenzialmente sull’Onnipotenza e Misericordia dell’Altissimo. La profonda fiducia nella Parola di Dio stimola San Giuseppe all’azione e alla perseveranza. San Giuseppe ha sperato in Dio con tutto il fervore della sua anima. Come un Ebreo credente aveva sin dalla giovinezza sperato nella venuta del Messia. Quando è divenuto il Padre di Gesù gli occorreva l’aiuto dello Spirito di Dio ancora di più.
Ha sperato da Dio tutti gli aiuti occorrenti per giungere a possedere Dio stesso, per servirlo in modo più giusto, superando tante difficoltà comprese nell’adempimento della missione che doveva svolgere, sapendo egli molto bene quanto questa missione era superiore alle sue forze e alle vie umane.
Sicuramente ha pregato con queste parole del Salmista: «Sì, in te, o Signore, io spero, tu mi esaudirai Signore mio Dio» (Sal 38,16); «Perché́ essere accasciata, anima mia, perché́ gemere, spera in Dio, io darò̀ lode a lui, salvezza del mio volto e Dio mio» (Sal 42,6); «Spero nella tua parola, Signore» (Sal 119, 114).
Certamente era consapevole delle parole del profeta Geremia «maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore. Egli sarà̀ come un tamerisco nella steppa. […]. Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua…» (Ger 17,5-8).
San Giuseppe trovava motivi rassicuranti di speranza in Gesù̀ e in Maria, presenti continuamente ai suoi occhi e al suo cuore: l’uno era l’esaudimento delle attese dei secoli anelanti alla Redenzione, e l’altra era la Vergine Madre, sottratta alle leggi ordinarie del parto: dunque nulla è impossibile a Dio!
Risplendé di speranza soprattutto quando fu mandato dall’Angelo in Egitto, senza neanche sapere quanto tempo sarebbe dovuto rimanere là, tra le difficoltà del dubbio, dell’incomprensione e dell’indigenza.
E tuttavia, pur sperando in Dio e tutto attendendo da Lui, san Giuseppe non si risparmiò in nessuna fatica di mente e di braccia, per provvedere ai bisogni d’ogni genere, derivanti dallo svolgimento del ruolo a lui affidato dal piano salvifico del Signore: mai è stato del cuore piccolo ma sempre del cuore grande ed operoso.
Anche noi non possiamo trovare niente di meglio che sperare in Dio. «Non possiamo sapere con certezza, in questa vita, se possediamo la grazia; ma la speranza non si basa sulla grazia già̀ ricevuta, bensì̀ sull’Onnipotenza e sulla Misericordia divina, per cui anche chi non possiede la grazia, può̀ ottenere la speranza e giungere così alla Vita eterna. Dell’Onnipotenza e Misericordia divina è certo chiunque possiede la fede» (san Tommaso).
Tanto più̀ sperare in Dio quanto più̀ si è certi di compiere il suo volere, manifestato dai precetti della sua Legge e dal susseguirsi degli eventi, e quanto più̀ diminuiscono gli appoggi umani.
Anzi, chi sa sperare nel Signore prova un segreto piacere nel vedere diminuite le risorse umane, perché́ così confida tutto e interamente in Dio.
Domandarono un giorno a san Benedetto Labre: «Che cosa fareste se un angelo vi annunziasse la vostra dannazione eterna?». Egli così rispose con la più̀ grande calma: «Avrei fiducia in Dio».
Oggi c’è molto bisogno di ravvivare questa virtù̀ nella vita spirituale di ognuno di noi perché́ sperare in Dio è già̀ in qualche modo godere Dio.
Perciò non si tema né pericoli né contrarietà̀ quando si è impegnati in qualche impresa difficile per eseguire l’ordine di Dio. Le sofferenze passano, il premio rimane per sempre.
(P. Marian Kołodziejczyk MSF)