P. Berthier e il sacramento della penitenza

Jean Berthier
Tipografia

Sacramento della penitenza nell'insegnamento e nella vita di

P. Jean Berthier – Fondatore dei MSF

Bibliografia (dai libri di o su P. Berthier tradotti in polacco)

1.      Il nostro Signore e Redentore Gesù Cristo (SRGC)

2.      Chiave al Cielo (CC)

3.      Quando Dio chiama – P. Berthier - Josef Matthias Eberz MSF (QDC)

4.      Imitazione della Sacra Famiglia (ISF)

5.      „Mens Divinior” O. Ramers (MD)

6.      Positio – parte sulla biografia (P)

7.      Maria. Il suo culto. La devozione mariana. (MCD)

8.      (Méthode facile pour préparer les petits enfants au sacrement de pénitence)

Introduzione

Qui possiamo trovare dei testi provenienti dai libri di o su P. Berthier che sono riuscito a raccogliere e raggruppare più meno secondo alcuni argomenti. Spero che siano utili per la nostra migliore conoscenza del Padre Fondatore e saranno d’aiuto per noi stessi come sacerdoti riguardo al tema della confessione. Come una premessa voglio riportare dal Positio un particolare che ci informa come allora (del resto oggi forse ancora peggio) veniva compreso il sacramento della penitenza: “Si deve notare, che in quell’epoca la confessione era ritenuta come qualcosa di umiliante, particolarmente dalla ‘moralità dei forti, degli uomini, responsabili, autonomi, creati per guidare loro stessi e per guidare sui loro sentieri le mogli, bambini e tutti appartenenti alla casa”. (P)

ARGOMENTI

        I.            L’origine del sacramento della penitenza

Egli stesso (Gesù) ha costituito la confessione, e cioè il sacramento della penitenza, e tutti che dopo il battesimo hanno avuto la disgrazia di commettere un peccato grave sono obbligati di accostarsi a questo sacramento come una condizione fondamentale per raggiungere la salvezza. (SRGC)

     II.            Lo scopo

Il più importante mezzo per amare Gesù Cristo è il frequente accostarsi ai sacramenti di penitenza e di Eucaristia … senza di questo… tutti gli altri mezzi vengono messi a rischio di rimanere senza frutti… (SRGC)

…tutti gli sforzi dei predicatori e confessori dovrebbero quindi mirare al solo scopo di riempire e accendere negli ascoltatori e i penitenti l’amore per Gesù (SRGC)

Il sacramento della penitenza cancella i nostri peccati e ci restituisce all'amicizia con Dio, se l’abbiamo perso con il peccato. (CC)

Coloro che trascurano la confessione hanno la coscienza nera come le vecchie pentole! (parole di P. Berthier riportate nel Positio vers. Polacca p. 27)

  III.            Quando e a chi serve

Dall'inizio dell'uso della ragione dovrebbero (i bambini) praticare la confessione e mantenere l'astinenza prescritto dalla Chiesa. (ISF)

Tutti sono obbligati di confessarsi di tutti i peccati mortali, … I peccati veniali non sono invece un ostacolo per ricevere la Santa Comunione… (SRGC)

Se ci succede qualcosa di simile (commettere un peccato grave) rialziamoci subito da questa caduta attraverso il sacramento della penitenza o almeno attraverso l’atto di dolore perfetto. (SRGC)

Una buona confessione fatta ogni sabato è una pratica senza dubbio la più appropriata per rendere il culto a Maria, la quale non desidera l’altro se non la coscienza pura per i suoi figli. (MCD)

Alla fine della giornata di ritiro che si fa ogni volta al mese in preparazione per la buona morte “si fa una buona confessione, per prepararsi bene per essa” (CC)

   IV.            Come deve essere un confessore, come deve prepararsi

Senza un lavoro serio non posso esercitare il ministero della predicazione e del sacramento della penitenza. È per questo che cercherò in modo determinato di non perdere mai tempo, compiendo con grande diligenza i miei impegni generali ed esterni per risparmiare in questo modo qualche minuto per studiare, che dovrebbe essere per me prezioso. (QDC)

Il missionario deve dedicarsi totalmente allo studio della teologia, alle cose proprie del suo ufficio: la pratica di ascoltare le confessioni, la predicazione, l'apostolato e tutto ciò che è utile per adempiere i suoi compiti. Tutto dovrebbe fare come un missionario. (MD)

Citando le parole di Santa Teresa d’Avila che dice di preferire come diretto spirituale un confessore che omette gli altri doveri, ma è un bravo direttore spirituale da un confessore incosciente anche se molto pio e devoto e a riguardo di questo P. Berthier dice: “O, figli miei, quanto è allora importante conoscere bene la teologia e la sana dottrina!”  Studiando il sacramento della penitenza si deve rendere chiaramente conto di quali sono i doveri del confessore, affinché quando viene il tempo, averli sempre davanti agli occhi e compiere adeguatamente. Inoltre si deve conoscere come trattare diverse categorie dei penitenti: coloro che fanno degli scandali pubblici, la gioventù che sta maturando e gli sposi. Quali consigli dare a loro e quali domande porre. Il modo di reagire nei casi ordinari e nei casi di gravi reati, come rubare, di fronte alle occasioni del peccato, ecc. (MD)

A che cosa mi serve un confessore, che è famoso perché è un grande astronomo, pittore, botanico, musico o apicoltore, se non è in grado di dirigere la mi coscienza? … Non è forse più importante per un sacerdote di saper lasciare prontamente i suoi libri per andare da un ammalato o al confessionale per riconciliare la gente con Dio? (MD)

Prima delle ordinazioni di subdiaconato il Fondatore spiegava tutte le rubriche del breviario e messale; invece prima dell’ordinazione sacerdotale si doveva passare un esame molto severo. Si doveva sapere a memoria il questionario teologico di P. Berthier, che riguardava la confessione e nella sua presenza si doveva improvvisare una confessione, sapendo che il penitente qualche volta faceva delle domande, mettendo in imbarazzo colui, che faceva il ruolo del confessore. (P)

     V.            A cosa deve invitare il confessore

…ogni confessore durante il sacramento della penitenza deve incessantemente raccomandare la preghiera” (CC)

   VI.            P. Berthier e il sacramento della penitenza

P. Berthier aveva la chiave ai cuori umani. Grazie a una speciale grazia di Dio apriva le anime, le toccava ungendole con le sue parole dall’ambone o nel confessionale, le toccava attraverso la delicatezza del suo Divino Maestro, delicatezza che attirava i peccatori; P. Berthier piangeva con loro dopo aver prima buttato giù dalle loro spalle il peso dei peccati, a poi gli rimandava riconciliati e amici di Dio, con una forte convinzione e decisione di migliorare la propria vita nel futuro, perché mai mandava via un penitente senza prima inculcargli in testa una grande ripugnanza al male e una chiara conoscenza del bene”. È proprio lì, nel confessionale, più che altrove, “egli era padre, madre, era un tutto l’amore e misericordia”. Era semplicemente un ministro dell’amore di Cristo. (P)

Era misericordioso, ma anche, in modo divino, molto prudente – “P. Berthier optava di correggere gli sbagli invitando al frequente accostarsi ai sacramenti. Parlando di questo un testimone dice, che un parroco, essendo invitato alla tavola dei missionari, si lamentava con quale leggerezza “le ragazze a cui piace danzare” venivano a La Salette per chiedere l’assoluzione, che li è stata rifiutata nelle altre parrocchie. “Questa osservazione – continua il testimone – in modo particolare era rivolta contro venerabile P. Berthier. Egli, senza muoversi, ha risposto alla lamentela: “Amico, senza ostentazione posso vantarmi, che in modo efficace ho frenato i balli, attirando le anime alla confessione e alla comunione frequente; lei da parte sua, privandole di questi mezzi di grazia, le lascia in balia delle loro debolezze e per questa sua troppa rigidità, contraria alla santa teologia, lei più favorisce i balli che li impedisce”. Secondo P. Berthier è necessario che “la gente ami le missioni popolari e similmente anche il confessionale”. (P)

Durante l’estate nel periodo dei pellegrinaggi c'erano un sacco di confessioni. Nessun sacerdote è stato licenziato da questo. Abbiamo dovuto costantemente scambiarsi, perché queste confessioni dei pellegrini iniziavano al pomeriggio al vespro e confessionali erano assaliti per tutta la notte fino al mattino successivo. P. Berthier partecipava con il santo zelo a questo scambio e continuava con pazienza del buon pastore, anche quando lo cambiavano troppo tardi. Voleva fare la penitenza per acquistare i peccatori e per la consolazione della fuga pianto. ...

Spesso le forze di soli padri non erano sufficienti. In questo caso anche i sacerdoti che partecipavano al pellegrinaggio, venivano chiesti di andare ai confessionali. Per tempo P. Berthier si occupava di questo personalmente. Una volta ha parlato a questo proposito: "Ho spesso chiesto, anche ai vescovi presenti, di ascoltare le confessioni, anche nelle ore notturne. Si doveva asciugare le lacrime della Vergine e liberare i peccatori dai loro difetti. Oh, se i confessionali potessero parlare!" Inoltre, aveva ancora il tempo per la direzione spirituale individuale. Innumerevoli anime, anche quelli che arrivavano da lui dall’estero, introduceva alla via della perfezione.

Per liberare la gente dalla paura della confessione, in una chiesa affollata egli stesso andava per primo a confessarsi da uno dei suoi confratelli, prima di entrare nel confessionale a confessare. (QDC)

Un testimone svizzero credibile racconta: “Nel confessionale P. Berthier era un maestro della direzione spirituale. Qui lui era saggio oltre ogni misura. Alle anime cercava di inculcare prima di tutto la fiducia in Dio. Possedeva un conoscenza straordinaria del cuore umano e la sfruttava proprio nel confessionale. Perciò era un confessore molto ricercato. Per quanto ricordo, quasi tutti i suoi allievi si confessavano da lui. Se si tratta degli scrupolosi, allora egli li ha guariti quasi tutti, se solo si sottomettevano ai suoi consigli. Ancora di più li aiutava con la sua preghiera. Era molto comprensivo, però esigeva una obbedienza incondizionata. (QDC)

Regolarmente, così come lo esigeva dai suoi sudditi, egli stesso andava ogni settimana a confessarsi.

…cercherò di aumentare la Tua (di Maria) lode e di suscitare l’amore per Te, sia nei discorsi personali, sia nei confessionali e dall’ambone. …erano non tanto parole (le sue prediche sulla Vergine di La Salette), quanto le fiamme che uscivano dalla sua bocca. Esse facevano sciogliere anche i cuori induriti. Il suo confessionale non era mai vuoto. Egli raccoglieva lì ciò che seminava sull’ambone. … Ciò faceva squarciare i cuori, non solo i vestiti. Spesso era così, come nell’ora di morte di Cristo sul Golgota: “Il popolo si batteva il petto e andava contrito di cuore”, ma non come gli Ebrei induriti da Gerusalemme, ma andavano ai confessionali, per cercare la pace di Cristo e come i figli di Maria ritornare al luogo dell’apparizione. (QDC)

P. Berthier veniva a La Salette anche da Grave (Olanda), dal suo posto di lavoro, per predicare durante il tempo dei pellegrinaggi e aiutare nel confessionale, l’ultima volta nel 1899. (QDC)

P. Berthier non solo faceva tutto instancabilmente per diffondere il mandato della Vergine Santissima – “Annunciate questo a tutto il mio popolo!” ma anche dal suo profondo amore verso Dio e gli uomini sapeva convincere l’uomo e condurlo al confessionale. Perché lì doveva trovare il suo compimento il vero miracolo del pellegrinaggio. (QDC)

Uno degli studenti confessa: “Nel confessionale batteva ardentemente il cuore paterno per ognuno di noi. Con quale amore mi rimproverava: Sii forte, mio figlio, e rimani puro! E Dio sarà contento di te. Che in tutti i tuoi impegni ci sia sempre l’intenzione di piacere a Dio e di lavorare solo per il suo amore. Nel momento in cui cesserai di fare questo comincerai a diventare infelice. Quanto questo buon padre amava ognuno di noi senza eccezioni; questo non ci si può misurare. Eravamo semplicemente strafelici sotto la sua paterna cura. I gironi passavano e ci sentivamo come in un mondo migliore. Non c’era nessuna nostalgia di casa perché eravamo proprio dal padre°. (QDC)

 “P. Berthier – leggiamo nel Bollettino di La Salette – si dedicava totalmente alla predicazione e alla confessione, facendolo con il più grande profitto dei pellegrini.” (P)

Lettera di P. Marie-Augustin Rivoire – scrive che Jean Berthier era “uno dei più zelanti nel confessionale”; era fedele a questo nonostante i suoi tanti e importanti impegni nei giorni di un grande flusso dei pellegrini; perché erano così tanti che lo cercavano” (P)

Una penitente racconta, che davanti al suo confessionale c’era sempre una fila: “Il suo confessionale era sempre assediato. Non una sola volta succedeva che usciva dal confessionale per dire a quelle signore: “Ma mie care figlie, ci sono anche altri confessori, andata allora da loro”. E in seguito le guidava ad un altro confessionale e non in cui confessava lui. E la fila di donne lo seguiva, per ritornare poi dietro a lui come pulcini, se non entrava nel confessionale che ha indicato a loro appena. Un testimone dice: “I pellegrini lo cercavano, per confessarsi da lui, particolarmente gli uomini. Alcuni, non conoscendo il suo cognome, lo descrivevano con un epiteto, non tanto lusingante al suo cospetto fisico, ma il quale ancora di più mette in rilievo il suo valore sacerdotale e pastorale: “il Padre, che è molto brutto!”. (P)

non risparmiava i suoi sforzi, per raggiungere quello grande scopo di ogni missione popolare che è la conversione dei peccatori e il rinnovamento della vita cristiana nella parrocchia” (P)

Un testimone afferma che iniziando da quell’anno (1896-1897) “l’opera in modo sorprendente ha cominciato a svilupparsi quando P. Berthier è stato riconosciuto come un buon direttore spirituale e confessore. Mi ricordo perfettamente, quando noi, studenti più grandi, nel 1896 incoraggiavamo i nuovo arrivati, se solo parlavano il francese, di sceglierlo come padre spirituale. Si doveva essere eccezionalmente duro o “non da convertire” per non convincersi e non indirizzare i propri passi sulla retta via. Come confessore e direttore spirituale P. Berthier era un vero artista, anch’io gli devo la mia conversione. In modo particolare lui era una persona di incomparabile bontà e benevolenza. Spesso dava un bacio ai suoi penitenti prima di entrare nel confessionale. Se si aveva bisogno di parlare con lui, in qualsiasi momento, si poteva rivolgere a lui. Questo succedeva spesso, per es. durante la ricreazione: allora prendeva la mano di quell’allievo , faceva con lui cento passi, spiegandoli le cose e calmandolo. Una volta, uscendo dal confessionale, spontaneamente mi sono detto: A!, se già un uomo può essere così buono, come sarà la bontà di Dio?! (P)

P. Bogdan Mikutra MSF

 

Roma, il 17.04.2016